Fumo
Il fumo è il fattore di rischio più importante, dopo l’età, per le malattie cardiovascolari. Il fumo, non solo danneggia l’intero organismo, ma concentra la sua azione negativa soprattutto sull’apparato respiratorio e cardiovascolare, mettendo a repentaglio la salute del cuore e dei vasi sanguigni:
Fumare inoltre:
Le sigarette non permettono di avere il giusto livello di colesterolo: il fumo diminuisce infatti il livello di HDL, mentre fa aumentare quello del colesterolo LDL. Inoltre fa crescere il dannoso monossido di carbonio nel sangue e contribuisce all’indurimento delle arterie. Le sostanze tossiche presenti nelle sigarette sono responsabili dello sviluppo di malattie cardiovascolari e respiratorie: rischio di infarto del miocardio acuto, di insorgenza del diabete per i danni provocati alle cellule pancreatiche, di sviluppare tumore al polmone. Sono molti i composti dannosi che durante la combustione di una sigaretta permettono che si sprigionino migliaia di sostanze chimiche: una di queste è il catrame che contiene sostanze cancerogene che si depositano nei polmoni e nelle vie respiratorie, nonché sostanze irritanti che favoriscono infezioni, bronchite cronica ed enfisema. Il fumo riduce inoltre la fertilità sia nell’uomo che nella donna, arrivando a determinare l’impotenza nell’uomo e causare danni al feto nel caso di gravidanza della donna. L’esposizione al fumo passivo può infine causare disturbi respiratori, tosse, irritazione agli occhi e aumento del rischio di crisi di asma e otiti; nei neonati può favorire l’insorgenza di infezioni polmonari. Smettere di fumare è comunque possibile: chiedendo consiglio al proprio medico di famiglia e decidendo insieme un percorso terapeutico. Maggiore è il supporto che si riceve, più alta è la probabilità di smettere di fumare in modo definitivo.
In Italia, l’abitudine al fumo di sigaretta riguarda il 33% degli uomini (con una media di 17 sigarette al giorno) e il 23% delle donne (con una media di 13 sigarette al giorno). Gli ex fumatori sono il 35% degli uomini e il 14% delle donne.
Informazioni tratte dall’Istituto Superiore di Sanità. |